lunedì 22 luglio 2013

we will we will rock you - 3

il secondo album uscì nella prima metà del 1992, cioè nella seconda metà dei suoi sedici anni. lo accolse con una certa sorpresa. la sorprese il fatto che, mentre il primo album lo aveva percepito come una cosa principalmente fra lei e pseudojane, questo qui sembrava stesse avendo un certo successo. servi della gleba passava e ripassava in radio, per quanto in versione censurata. per il resto della sua vita, nonostante avesse la canzone integrale, per lei la vera versione di servi della gleba sarebbe rimasta quella censurata. che poi, ne esistevano parecchie, e una volta si era divertita a fare una cassetta registrando i passaggi nelle radio, con brani in cui c'era solo il classico fischio (d'autore, peraltro), altri in cui scomparivano intere frasi, senza contare che quasi tutte le radio sfumavano il finale. di quell'album le canzoni più amate furono pipppero e servi della gleba; per lei, furono essere donna oggi e uomini col borsello. 
quell'estate venne deportata dai suoi genitori in riviera adriatica. non la prese molto bene. chiunque sia cresciuto sul mare della sicilia, difficilmente ha un buon impatto con quelle file ordinatissime di ombrelloni, quella sabbia invadente, e quel mare su cui si cammina. lei era abituata alla dorsale siciliana tirrenica, tre passi e vai a fondo. e la solitudine. e l'ombrellone più vicino a trenta metri. e nessuno della tua età. e invece quel posto era pieno di ragazzi. era pieno di ragazzi che ascoltavano gli eelst, scoprì sconcertata. venivano da milano, ed erano simpatici, scoprì sempre più sconcertata. e sapevano anche loro rapput a memoria, scoprì trasformata nella quintessenza dello sconcerto. cioè, c'era altra gente oltre lei e pseudojane che conosceva gli eelst, e ci si poteva addirittura fare amicizia.
così fu che a settembre tornò a scuola, riprese il corso di teatro, si guardò allo specchio e si trovò inaspettatamente bella, si guardò intorno e si trovò accanto degli amici. una, soprattutto: aveva tutto patè d'animo; aveva anche il secondo album; la sua canzone preferita era servi della gleba, ma nessuno è perfetto. poi una domenica notte accese il televisore e si innamorò.
nell'autunno del 1992, mentre lei era impegnata a sopravvivere al secondo liceo, a litigare con shakespeare e a scoprire che non era l'unica liceale che ascoltava gli eelst, rai3 mandò in onda per dieci puntate, di domenica in seconda serata, su la testa, con paolo rossi. e lei si innamorò di paolo rossi, in un momento in cui mezza scuola era innamorata di kevin costner. mise momentaneamente da parte gli eelst per adottare, come colonna sonora dei suoi diciassette anni, l'inno dello scarafaggio: odio il mondo, son disperato, son deprivato, da tutti son schiacciato; sono la bestia che non può camminare, perché non tiene marijuana da fumare. più facile da imparare a memoria di rapput, e più in linea con la sua adolescenza. e poi iniziò disperatamente a cercare notizie su paolo rossi, in un'epoca in cui wiki ancora non c'era. eppure ci riuscì, e quello che scoprì fu un universo. scoprì che negli anni '80, gli anni della milano da bere, era esistita una contromilano, di cui loro adolescenti romani non sapevano assolutamente nulla. una contromilano di teatro dell'elfo, di musica, di cabaret, di chiamatemi kowalski, una contromilano bellissima, di cui sapeva che avrebbe sentito la mancanza per sempre (tra le sue specialità, c'era il riuscire ad applicare la nostalgia anche in situazioni mai vissute). e in quella contromilano bellissima, ritrovò il suo gruppo, elio to muzukashii monogatari, molto prima che incidessero il primo singolo, molto prima che lei ne sapesse nulla. anche perché, in effetti, andava alle elementari, in quei tempi lì. 
su la testa fu lo sportello della sua delorean. e fu il dolore, ricordato e ripetuto negli anni, di quell'ultima puntata, di quell'ultimo monologo, di quel finale a chiudere, tutti, tutti i sogni che voi avete portato via ai padri dei nostri padri, noi li rivogliamo, ora, qui, subito.

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