lunedì 28 ottobre 2013

gli spietati salgono sul treno e non ritornano mai più (baustelle)

quanto siamo stati didascalici, nell'essere noi stessi. quanto abbiamo vissuto nei più ovvi dei romanzi e dei film, nel nostro esserci tanto amati, violentati, deturpati, torturati, maltrattati, malmenati, scritti lettere, lo sappiamo. 
quanto siamo stati fedeli a noi stessi, e solo a noi stessi, nel nostro essere e fare solo ciò che potevamo essere e fare, nel nostro essere stati e aver fatto di tutto. quanto siamo stati lineari e prevedibili. 
quando quello di noi tre che ha sempre scelto la fuga, guardare la vita, leggerla, fotografarla, e mai viverla, è stato il primo a fuggire, a mettere un oceano in mezzo, più lontano degli dei. quando quello di noi tre che ha sempre e solo vissuto per se stesso, e non ha mai visto altro che sé, e non ha mai voluto altro che manipolare gli altri verso di sé, ha fatto a brandelli la sua anima e ne ha venduto i pezzi agli squali e ha avuto in cambio i loro occhi. quando quella di noi tre che è stata la prima a salire su un treno e l'ultima che al binario ha detto addio, ha continuato i suoi viaggi irrisolti, ha gettato via il film della russia, non è migliorata con l'età.
non ci siamo regalati storie e macchine fotografiche e telefoni, non ci siamo spediti libri, non ci siamo costruiti anelli, non ci siamo scritti ancora e ancora e ancora, e l'abbiamo fatto, abbiamo fatto tutto.
abbiamo vissuto in tre continenti diversi e nella stessa casa, ci siamo detti addio alla stazione, falliti antichi innamorati eroi, siamo tornati nelle nostre città di nascosto, senza dircelo, abbiamo camminato sugli stessi marciapiedi senza vederci, ci siamo persi e ritrovati. e ora sono di nuovo passati sei anni. a saperlo spiegare, che filosofi saremmo.

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