domenica 30 novembre 2014

nella città dolente

quando varchi il cancello tutto diventa grigio e i suoni si spengono e tu ne fai parte e ti confondi e ti mischi e ti assembli e non sei cittadina in terra straniera ma parte integrante del tutto. superi il consueto gruppo di vigili che chiacchierano e ridono di risate prive di sonoro e ti muovi sicura lungo le strade di una città che conosci e costeggi gli edifici e punti verso il tuo senza perderti. superi tuoi simili senza osservarli realmente, sai che si stanno muovendo e stanno parlando ma non hanno davvero gesti né voci né identità, sono altri abitanti di questo posto che spegne tutto e conforma e sfuma.
nell'atrio del tuo edificio riconosci i nuovi perché aspettano l'ascensore di sinistra che non arriverà mai, è fermo da chissà quanto tempo all'ultimo piano, settimane, mesi, nessuno ha mai messo il cartello guasto. l'ascensore di destra in genere è un via vai di barelle, lasci passare quella appena scesa dall'ambulanza all'ingresso, routine. raggiungi le scale interne e prendi l'ascensore degli specializzandi, è vuoto, sali, hai una nuova dottoressa, la tua è in malattia.
ti guarda la grande macchia viola sulla pancia. la tua pancia ha tollerato trenta iniezioni, alla trentunesima non ce l'ha più fatta, il risultato è stato la grande macchia viola. ti dice che sei migliorata. ti dice che ti sospende le iniezioni. ti dice che ti passa a una terapia orale per trenta giorni. la guardi incredula. niente più iniezioni, ti chiedi. ti spiega quante compresse devi prendere, quante volte al giorno, niente più iniezioni, le chiedi, lei conferma, va avanti, ti spiega quando devi tornare, niente più iniezioni, ti ripeti, esci, la dottoressa e il primario parlano della tua operazione, non ti interessa, niente più iniezioni, senti solo questo.
prendi l'ascensore degli specializzandi e scendi e hai un'incertezza e percepisci che sei in qualche modo scollegata e qualcosa ha spezzato in parte per un attimo il legame con questo posto e parli al telefono e ridi e sei distratta e non capisci esattamente quando è stato che hanno inventato il colore e quando riattacchi scopri le tonalità di verde e azzurro e rosa e bianco e ti arriva per la prima volta il sonoro e il sonoro è una donna che piange. piange e parla con un medico e piange senza isterismi senza picchi senza acuti senza nulla che sia strano piange nella normalità come se fosse la sua lingua e più avanti c'è un'altra donna che piange al telefono e tu ridevi al telefono prima e ti chiedi perché all'improvviso la gente piange e capisci che non è all'improvviso, è solo che ti sei staccata leggermente, che quando ne fai parte del tutto non lo noti perché non si nota come anormale qualcuno uguale a te che parla la tua lingua e vive come te. cammini verso l'uscita e noti molto bianco e senti il suono del tuo bastone sull'asfalto e oltrepassi il cancello e non ti volti perché tanto è inutile non stai dicendo addio a nulla e quando tornerai sarà di nuovo grigio e senza sonoro perché le persone saranno diverse e sarà comunque la stessa perduta gente.